Assegno Unico 2024: perché non devi più convivere con i figli, novità che crea polemiche

Il governo si trova ancora una volta a doversi confrontare con il parere dell’UE su una misura molto importante delle sue politiche sociali.

L’Assegno Unico e Universale (Auu) è una delle misure più conosciute delle politiche familiari del governo italiano. Il provvedimento mira a sostenere concretamente le famiglie italiane fornendo un corrispettivo mensile per ogni figlio a carico che abbia un’età inferiore ai 21 anni. La cifra percepita varia quindi molto da famiglia a famiglia, ma si stima che in media ogni nucleo familiare abbia ricevuto 165 euro in più ogni mese.

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Secondo l’UE, la norma che sancisce le modalità di erogazione dell’Assegno Unico è sbagliata (Foto Ansa) – 20centesimi.it

Tuttavia, recentemente, la misura si è trovata al centro di una controversia con la Commissione Europea, la quale ha sollevato alcune questioni legate ai criteri di eleggibilità che le famiglie devono rispettare per percepire questa somma di denaro. Il governo ha ricevuto una lettera d’infrazione dalla Commissione Europea, che gli impone di modificare questi criteri entro due mesi o di affrontare ulteriori procedure legali. E non è ancora chiaro come pensa di cambiare le cose.

Una norma, secondo l’UE, ingiusta: ecco perché

La questione sollevata è significativa, poiché mette in luce le tensioni tra le politiche nazionali e le normative europee, specialmente in ambiti sensibili come il sostegno alle famiglie. La Commissione Europea ha evidenziato che i requisiti attuali per essere scelti come percettori dell’Assegno Unico – residenza in Italia per almeno due anni e convivenza con i propri figli – potrebbero essere discriminatori secondo alcune normative comunitarie. È un’osservazione mette in discussione non solo l’efficacia, ma anche la legalità dell’Assegno Unico nel suo formato attuale.

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Milioni di famiglie italiane sono state aiutate dall’Assegno Unico in questo periodo di incertezza economica (Foto Ansa) – 20centesimi.it

La normativa vigente, che limita l’accesso all’assegno a coloro che hanno una residenza in Italia da almeno due anni e convivono con i propri figli, è stata messa in discussione per la sua potenziale discriminazione nei confronti di altri cittadini dell’Unione. Il primo avviso della Commissione era arrivato a giugno e l’Italia aveva prontamente risposto. Le sue giusitificazioni, però, non sono state ritenute sufficienti. Bruxelles ha ha continuato a sostenere che la norma viola i principi di equità all’interno dell’Unione.

A questo punto, il governo Meloni si trova di fronte a un bivio: convincere la Commissione che la norma non è discriminatoria, oppure modificare i criteri per conformarsi alle direttive europee. La situazione, secondo molti osservatori, è decisamente preoccupante. Nel 2023, l’assegno ha raggiunto ancora più famiglie e la cifra percepita è stata anche alzata rispetto a quella del 2022. In un periodo di grande incertezza economica, si è trattato quindi di un contribuito fondamentale per molte famiglie e un suo eventuale stop è visto con grande preoccupazione sia dagli analisti che dalle stesse famiglie.

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